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Relazione sull'andamento economico della provincia di Sondrio - 2011

CAPITOLO 8

Agricoltura, filiera agroalimentare e prodotti tipici

8

Il settore agricolo rappresenta uno dei comparti principali per la provincia di Sondrio, un'area di eccellenza, grazie soprattutto al forte legame e alla primazia dei prodotti tipici e alle interconnessioni con il turismo, l'enogastronomia, l'agriturismo.

Per molto tempo la provincia di Sondrio è stata un'area prevalentemente agricola e ancora oggi il numero di attività agricole presenti è significativa sul totale delle imprese attive sul territorio. Come evidenziato nel capitolo 3, nel 2011 le imprese agricole sono 2870, pari al 18,9% del totale.

Dal punto di vista del valore aggiunto prodotto dal comparto nel 1950 il settore agricolo rappresentava la quota prevalente del valore aggiunto; oggi il valore aggiunto prodotto dal settore agricolo rappresenta (dato 2010) l'1,45% del totale, conseguente ad un'elevata terziarizzazione dell'economia. Ricordiamo infatti che il terziario contribuisce per il 68% al valore aggiunto provinciale che supera complessivamente i 5 miliardi di Euro. E' un dato questo che continua a ridursi, basti notare che nel 1999 il valore aggiunto dell'agricoltura rappresentava il 2,5% del totale.

Se consideriamo le imprese agricole nel 2011, notiamo che la diminuzione rispetto al 2010 è di 124 imprese pari ad una riduzione del 4% rispetto al 2010. Dal 2002 al 2011 la riduzione è stata del 25%: nel 2002 le imprese agricole attive erano 3.860; oggi sono 2.870: una su quattro di quelle presenti allora è cessata oppure ha subito ristrutturazioni e trasformazioni (fusioni, accorpamenti).

Considerando la forma giuridica, si osserva che le imprese agricole sono tendenzialmente poco strutturate con un'incidenza di imprese individuali pari ancora al 93,7% del totale con un dato in linea a quelli registrati nel 2009 e nel 2010. La presenza di imprese agricole in gran parte caratterizzate da ridotta strutturalità è legata anche ad attività di hobby o di dopolavoro svolte per passione, attaccamento alla terra, dedizione e sacrificio che si tramanda di generazione in generazione. A queste caratteristiche strutturali e storiche si lega anche la forte presenza della componente femminile: il 40% delle imprese agricole, infatti, sono femminili.

La banca dati SMAIL permette di osservare la distribuzione delle imprese agricole in provincia, come già fatto lo scorso anno per la situazione al 2009. Al 2010, possiamo osservare che gli addetti delle imprese agricole sono 3.853 mentre nel 2007 erano 3944. La riduzione è del 2,3%. Se invece si osserva la situazione delle unità locali si osserva che nel 2010 le unità locali erano 2.975, mentre nel 2007 erano 3.178. Rispetto al 2007 le unità locali si sono ridotte del 6%. I comuni che hanno il maggior numero di addetti e quindi una particolare concentrazione di attività agricole sono Teglio, Villa di Tirano, Ponte in Valtellina e Tirano, a conferma della preminenza dell'agricoltura in questi territori. Seguono Sondrio, Samolaco e Livigno.

Figura 8.1 – Localizzazione imprese agricole – n° di addetti – 2010 - Fonte: SMAIL

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Come avevamo già osservato in precedenza, circa il 60% degli addetti agricoli è costituito da uomini. Rispetto all'età, quasi la metà ha un'età compresa fra 35 e 54 anni e circa un quinto oltre i 65 anni. Questo dato è un'ulteriore conferma del rilievo che le attività agricole hanno anche come hobby, dopolavoro e nel periodo della pensione.

Negli ultimi tre anni disponibili per i dati della banca dati SMAIL, dalla fine del 2007 alla fine del 2010, il comparto ha registrato la seguente riduzione: una riduzione di unità locali e imprenditori e anche di addetti ma un significativo aumento di dipendenti pari a +14,3% per un totale di 870 dipendenti a fine 2010.

Figura 8.2 - Variazione 2007/2010 - Agricoltura. Fonte: Banca Dati SMAIL Sondrio

 

Eccellenza, tipicità e responsabilità

La Valtellina si caratterizza per la presenza di numerosi prodotti tipici[1] che sono il vanto di un territorio dotato di bellezze naturali di grande rilievo, di per sé vocato al turismo, e dove l'abbinamento fra promozione turistica e valorizzazione del settore agroalimentare e enogastronomico diventa chiave, proprio alla luce del ruolo che i prodotti tipici giocano come ulteriore, importante motivo di richiamo turistico. Promozione di natura, di storia, di cultura come elementi che si completano in una promozione integrata.

I prodotti tipici sono la bresaola, i vini, i formaggi, le mele, i pizzoccheri, il miele, prodotti che sempre più veicolano un'immagine di qualità e di territorio. Si tratta infatti di prodotti a marchio di qualità: marchio IGP per bresaola e mele, marchio DOP per i formaggi Valtellina Bitto e Casera (con due nuove qualità di formaggi in attesa di registrazione di marchio), due DOCG per i vini Valtellina Superiore e Sforzato, un marchio DOC per il Rosso di Valtellina e un marchio IGT per le Terrazze Retiche di Sondrio. Si è in attesa poi che le Istituzioni europee, dopo la fase di istruttoria ministeriale, riconoscano la DOP per il nostro miele e l'IGP per i pizzoccheri di Valtellina aumentando il numero dei prodotti tipici locali a denominazione certificata nazionale ed europea. Recentemente sono stati registrati con marchio collettivo geografico quattro prodotti caratteristici della provincia di Sondrio: il latte fresco, la pietra ollare, lo scimudin e i pizzoccheri. E' importante sottolineare quanto questi nuovi marchi collettivi geografici siano importanti; si evidenzia un aumento della sensibilità sui temi della tipicità e della qualità, con quattro nuovi marchi solo in un anno, tre di prodotti agroalimentari più un prodotto comunque tipico come la pietra ollare. Pochi territori di dimensione comparabile alla provincia di Sondrio possono vantare un altrettanto numero di prodotti tipici e ciò è una conferma della continua attenzione alla qualità, per i prodotti, e di qualità come metro di valutazione di azioni e implementazione politica. Lo stesso Statuto Comunitario propone un percorso orientato ad uno sviluppo integrato di qualità per la provincia di Sondrio.

Per una maggiore attenzione e sensibilità al territorio, alla società e all'identità, è, poi, di estrema importanza segnalare che la Giunta Camerale ha di recente approvato il disciplinare per la certificazione di responsabilità sociale locale, legata all'utilizzo del marchio "Valtellina". Si tratta, infatti, di un'iniziativa unica nel suo genere in Italia che si propone l'obiettivo di:

- promuovere una cultura imprenditoriale orientata alla responsabilità sociale con attenzione ai principi dello sviluppo sociale, culturale, della tutela ambientale e della valorizzazione delle persone e della conoscenza, nel pieno rispetto delle tradizioni e delle tipicità del territorio;

- favorire la crescita di un'economia locale competitiva e sostenibile attenta ai valori del territorio e aperta nel contempo alle innovazioni;

- sensibilizzare le imprese, le organizzazioni e la società civile sui temi della responsabilità sociale radicata nel contesto territoriale;

- promuovere l'immagine e valorizzare la reputazione delle imprese attente ai valori della responsabilità sociale ed impegnate a contribuire alla crescita del benessere economico, sociale, culturale ed ambientale del proprio territorio.

Sono così identificate tre dimensioni distinte e nello stesso tempo integrate: quella ambientale (rispetto del territorio, sostenibilità, iniziative di risparmio energetico, ecc.), sociale (luogo di lavoro, mercato, società) e d'identità locale (legame con il territorio provinciale, iniziative di salvaguardia, ecc.). Su tutte deve essere raggiunto un punteggio minimo (differenziato per settore e dimensioni d'impresa) per poter ottenere la certificazione. L'iniziativa è stata avviata in collaborazione con una decina di imprese con le quali testare il suddetto disciplinare.

Si tratta di un risultato molto importante, un unicum a livello italiano, che testimonia l'attenzione unanimemente condivisa verso il territorio, la volontà di affiancare, collegare ed integrare temi di responsabilità sociale tipici dell'impresa a elementi più legati all'ambiente e all'identità, che - come evidenziato nello Statuto Comunitario per la Valtellina in provincia di Sondrio - è fortemente legata ad ambiente e paesaggio. Tutto ciò quindi in un'ottica di valorizzazione del territorio nell'integrazione delle sue parti e con significative interrelazioni verso un rafforzamento dell'attrattività dello stesso.

Sul fronte più specifico dell'agroalimentare ricordiamo il Multiconsorzio Valtellina CHE GUSTO! nato nel 2007 e riconosciuto dalla Regione Lombardia come distretto agroalimentare di qualità nel 2010, il quale continua le attività di salvaguardia, la promozione e la valorizzazione dei prodotti a marchio tutelati dai Consorzi aderenti, coordina e supporta l'attività di promozione, valorizzazione, sviluppo dei consorziati, impegnandosi per facilitarne e accrescerne capacità commerciale efficienza e risultati.

I sei Consorzi che rappresenta sono:

- Consorzio per la Tutela del Nome Bresaola della Valtellina;

- Consorzio di Tutela dei Formaggi Valtellina Casera e Bitto;

- Consorzio Tutela Vini di Valtellina;

- Consorzio Tutela Mele di Valtellina;

- Consorzio per la Valorizzazione e Promozione della Dop Miele della Valtellina;

- Comitato per la Valorizzazione dei Pizzoccheri della Valtellina.

La promozione congiunta e l'aggregazione di rete rappresentano il valore aggiunto del Distretto permettendo alle imprese di presentarsi come territorio sul mercato interno e su quello internazionale. Ricordiamo che i principali obiettivi generali del progetto approvato dalla Regione sono cinque:

- valorizzazione dei differenti settori economici;

- sviluppo dell'attività di export dei prodotti tipici valtellinesi;

- impiego di metodi di trasformazione e di lavorazioni dei prodotti innovativi;

- coinvolgimento di produttori e consumatori nel processo di conoscenza e di valorizzazione dei prodotti;

-creazione di un'area integrata di qualità che sia di eccellenza per l'intera Lombardia.

La declinazione degli obiettivi avviene attraverso cinque linee strategiche (innovazione; promozione e commercializzazione; internazionalizzazione; comunicazione; formazione e didattica), all'interno delle quali sono raggruppati i singoli progetti. Per quanto riguarda i progetti 2012, i quattro principali riguardano logistica, promozione, ristorazione e presenza all'interno dei punti vendita della grande distribuzione allo scopo di veicolare e promuovere i prodotti tipici, in provincia e fuori, migliorando la competitività delle aziende.

Per dare un'idea del confronto con la realtà italiana ed europea, possiamo osservare che i prodotti certificati italiani, a livello europeo, sono il 22% del totale e per la maggior parte si tratta di prodotti DOP. A livello nazionale il comparto formaggi rappresenta il 19% del totale dei prodotti certificati, mentre gli ortofrutticoli sono il 27% e i prodotti a base di carne il 12%[2]. Prima di entrare nel dettaglio dei singoli prodotti tipici valtellinesi con l'andamento del 2011 possiamo ricordare un dato importante legato al prodotto "Bresaola della Valtellina", che nel 2010 registra una tendenza inversa rispetto all'andamento complessivo dei salumi (fatturato totale 3,02 mld di Euro nel 2010) con un aumento del 6,3% del fatturato alla produzione e dello 0,8% del fatturato al consumo. Il fatturato alla produzione della Bresaola della Valtellina IGP nel 2010 è stato di 199 milioni di Euro, pari al 10% circa dell'intero comparto (quarto posto a livello nazionale), mentre il fatturato al consumo è stato di 370 milioni, pari al 12,3% dell'intero comparto[3].

I risultati dell'annata agraria

Il 2011 è stato caratterizzato come abbiamo visto da un acuirsi della crisi avviata nel 2008 da cui nel 2010 sembrava che si stesse risalendo: di fatto invece è andata a configurarsi quella che gli analisti definiscono una "double dip recession". Il settore agricolo, tipicamente anticiclico, resta penalizzato ma registra andamenti molto più positivi di altri comparti[4]. Nello specifico in provincia di Sondrio, si registra continuità di reddito da tre anni e il comparto conferma dati complessivamente positivi grazie al traino del settore lattiero caseario.

Dal punto di vista climatico si è registrato un andamento quasi tropicale con ondate di caldo torrido alternate a periodi più freddi e di pioggia torrenziale, con meno disponibilità idrica distribuita nel tempo e generalmente maggiore umidità nell'aria. Nel 2011 infatti le principali ondate di calore si sono registrate ad aprile e, poi, nella terza decade di maggio con temperature superiori a 7-8°C alla media normale, con una delle primavere più calde in assoluto, con quasi 30°C nella terza decade di maggio; a questo però sono seguiti periodi freddi e piovosi in particolar modo nel mese di luglio. Le condizioni favorevoli si sono invece mantenute con un autunno mite: di conseguenza è stato complessivamente favorevole l'andamento stagionale del mais da foraggio e da granella nel fondo valle, così come favorevole è stato il periodo di alpeggio. Per le produzioni vegetali l'andamento nel complesso positivo con risultati soddisfacenti nonostante qualche grandinata che ha colpito il territorio a macchia di leopardo.

Nel complesso la produzione lorda vendibile ha superato il valore di 80 milioni di Euro (80.240.760 Euro); se si considera anche l'agriturismo, complessivamente il valore è di 86.360.760 Euro. La figura 8.3 permette di apprezzare l'andamento della produzione lorda vendibile negli ultimi anni. Rispetto al 2010 la produzione lorda vendibile segna un aumento dell'1,56%.

Figura 8.3 – Produzione lorda vendibile – Dati 2005-2011 in migliaia di Euro. Fonte: Congiuntura agricola 2011 Camera di Commercio di Sondrio

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Produzioni vegetali

I prodotti vegetali tornano a rappresentare una quota della produzione lorda vendibile pari al 38% come nel 2009 (è stata invece 35,9% nel 2010) a fronte del peso preminente delle produzioni animali e del latte in particolare. Complessivamente, infatti, i prodotti vegetali, viticoltura e frutticoltura, dal punto di vista del valore economico arretrano come peso economico rispetto all'aumento di valore dei prodotti lattiero caseari.

I prodotti vegetali, invece, restano legati ai vecchi prezzi ed anche in alcuni casi (mele) si evidenzia una lieve recessione nel prezzo che non permette la remunerazione adeguata ai produttori. In questo senso si può ricordare il ruolo delle aziende agricole che sono mandate avanti per passione e come hobby e quindi non rappresentano l'unica entrata economica della famiglia.

La figura 8.4 riporta l'andamento delle produzioni vegetali dal 2006 al 2011. Se a questo valore complessivo viene aggiunta la quota rappresentata dai mirtilli la produzione lorda vendibile dei vegetali sale a 30,6 milioni di Euro.

Figura 8.4 – Produzione vegetale – Dati 2006-2011 in Euro. Fonte: Congiuntura agricola 2011– Camera di Commercio di Sondrio

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Mele

Come noto, le mele rappresentano uno dei prodotti tipici di qualità del territorio locale e a inizio 2010 hanno ottenuto il riconoscimento IGP da parte della Commissione Europea.

Si è trattato per il 2011 di un'annata dal clima nella norma e con attacchi da parassiti tenuti sotto controllo. Sul fronte quantitativo i risultati sono stati positivi, con una maggior quantità di mele conferita alle tre cooperative, che vendono e fatturano con il marchio unico Melavì, mentre una parte viene commercializzata dai singoli produttori. Se si osserva la variazione nella produzione lorda vendibile si registra un aumento dello 0,8%. Qualitativamente i risultati raggiunti nel 2011 sono stati positivi.

Nell'anno sono aumentati i costi di produzione nel complesso. La nuova Politica agricola comunitaria potrebbe agevolare il settore, favorendo ancora l'aggregazione, strada maestra per le piccole imprese, promuovendo collaborazioni, fusioni e accordi, che potrebbero svilupparsi non solo all'interno dei confini nazionali ma anche fuori, soprattutto favorendo una filiera corta che possa dare vantaggi a tutti. L'aggregazione, le sinergie, rappresentano quindi sempre più la via da seguire per una maggiore competitività del settore, anche rispetto a competitor molto presenti sul mercato (ad esempio, Trento e Bolzano).

Nel quadro delle attività del Distretto Agroalimentare di qualità della Valtellina, la Provincia di Sondrio, la Camera di Commercio di Sondrio e il Consorzio Tutela Mele di Valtellina hanno richiesto ad Agri 2000[5] la realizzazione di una ricerca di mercato finalizzata alla definizione di linee strategiche e operative per la sviluppo della competitività della melicoltura valtellinese, che è stato portato avanti attraverso interviste dirette, analisi strutturale e posizionamento di mercato per definire trend produttivi e analisi di mercato.

Facendo leva sui dati e sulle informazioni raccolte sono state predisposte delle linee strategiche e operative per le diverse fasi della filiera valtellinese, allo scopo di migliorare competitività sul piano verticale ed orizzontale:

− produzione agricola,

− lavorazione/confezionamento,

− commercializzazione.

Ricordiamo che la produzione media annua di mele della Valtellina è intorno alle 35.000- 40.000 tonnellate, su superficie complessiva di circa 1.000 ettari. I 3/4 del totale sono commercializzati da "Melavì", marchio commerciale per le tre cooperative mentre la parte restante direttamente da melicoltori e produttori locali.

La stragrande maggioranza delle mele di Valtellina si divide equamente fra Mele Golden e mele Red Delicious (per l'85% complessivamente), circa l'8-10% gala, 3% Fuji e 1% Pink lady[6].

Ricordiamo che le mele della Valtellina hanno ottenuto nel 2010 (Regolamento UE n. 171/2010) il riconoscimento comunitario IGP, che è relativo alle varietà Golden Delicious, Red Delicious e Gala.

Nell'ambito delle interviste che sono state condotte nel corso dello studio di Agri 2000 i produttori sono stati divisi fra produttori a tempo pieno e a tempo parziale: i primi hanno una produzione che si colloca fra le 40 e le 50 tonnellate per ettaro, mentre i part-time fra le 30 e le 40 tonnellate per ettaro. Anche per i costi di produzione ci sono differenze significative: per i produttori full time la soglia di prezzo sotto cui non avrebbe senso economico produrre mele è 0,33 Euro per kg di mele, mentre per i produttori part time è 0,38 Euro per kg di mele. Per tutti le criticità più significative sono gli alti costi di produzione, cui segue una dimensione aziendale ridotta. Nello studio viene evidenziata anche l'opportunità di un piano strategico suddiviso per aziende agricole cooperative e di una brand strategy legata al potenziamento del marchio per una maggiore identificabilità del prodotto. Infatti Agri 2000 evidenzia che nel confronto con i competitors si vede una concentrazione dell'offerta nel comparto mele, con economie di scala sui costi di produzione e capacità di investimento per rafforzare il marchio, cui si accompagna attenzione del consumatore e della Grande Distribuzione Organizzata a tematiche legate a ambiente e tracciabilità origine delle produzioni e interesse anche alla filiera corta. La competitività della produzione melicola valtellinese, parimenti a quella degli altri competitors, è la somma della capacità di competere delle singole fasi della filiera.

In sintesi, i temi chiave sono quelli di unire le tre cooperative ortofrutticole valtellinesi in un'unica cooperativa, come già annunciato precedentemente accompagnando la cosa con una adeguata operazione di comunicazione, avere un brand più legato al territorio passando dal marchio Melavì a quello "Melavì Mela di Valtellina Igp" e, soprattutto, ottenere un aumento delle mele marchiate sul mercato, passando dal 10% di oggi al 30% in tre anni. Anche per le mele diventa importantissimo puntare sull'export, per riuscire a passare dal 4% al 10% di mele esportate. L'innovazione di prodotto è un altro tema, ad esempio per abbinare al succo di mela la diffusione di frullati e prodotto in bustine (tipo mela secca). Fondamentale per una maggiore competitività del sistema melicolo valtellinese è infine il rinnovo degli impianti per cui il sistema richiede supporto alle istituzioni.

Viticoltura e vini di Valtellina

L'annata 2011 per la vite ha rappresentato un'annata complessivamente buona con una situazione, ovviamente, leggermente diversa a seconda delle zone e delle singole aziende: la quantità di uva prodotta è oscillata intorno agli 86 quintali per ettaro. Rispetto al 2010 si è registrato un aumento del 5% nella produzione lorda vendibile.

Il vino è sempre stato una produzione tipica della provincia di Sondrio e da tempo immemorabile la viticoltura di Valtellina e Valchiavenna ha trasformato il territorio, attraverso i terrazzamenti dallo straordinario valore storico culturale.

I dati riferiti alla produzione di ettolitri di vino certificato in Valtellina avevano registrato una riduzione del 17% nel 2010 rispetto all'anno precedente. La produzione in termini di bottiglie nel 2010 era però aumentata del 18%, poiché strettamente legata alla quantità di ettolitri prodotti nell'anno precedente. Pertanto, il calo di produzione del 2010 ha avuto impatto sugli imbottigliamenti del 2011.

La produzione di vini è legata al clima locale; infatti, si è avuto un rilevante calo di produzione per gli anni 2008 e 2009 causato da un attacco virale di peronospora che ha costretto i viticoltori ad applicare numerosi cicli di antiparassitario.[7] I vigneti di montagna rappresentano uno dei fiori all'occhiello del paesaggio valtellinese, fattore chiave di tutela del territorio e mantenimento dello stesso oltre a espressione della cultura alpina. Settore che permette l'abbinamento di tradizione ed innovazione come dimostra il premio "Benemerito della vitivinicoltura italiana - medaglia Cangrande", uno dei più prestigiosi nel settore e riconosciuto ad una impresa vitivinicola valtellinese che ha legato la passione di famiglia ad una nuova attività eco-sostenibile e ad impatto zero.

Per valorizzare i vini di Valtellina dal 1997 è attivo il Consorzio per la Tutela dei Vini di Valtellina che raccoglie tutte le case vitivinicole del territorio.

Nel 2011 sono state raccolte 3.073,83 tonnellate d'uva, per una produzione di 21.516 ettolitri di vino. Per lo Sforzato, sono state tenute in appassimento 677,45 tonnellate, ottenuti 3.387 ettolitri; le bottiglie potenziali dalla vendemmia 2011 sono 451.600. Per quanto riguarda il dato sul vino DOCG DOC e IGT immesso al consumo la tabella in figura 8.5 evidenzia i dati delle bottiglie sul mercato nell'anno.

Figura 8.5 - Bottiglie di vino DOCG, DOC e IGT – 2010. Fonte: Consorzio Tutela Vino (il dato si riferisce all'immesso al consumo)

 

Secondo i dati forniti dal consorzio, anche nel 2011 come negli anni precedenti circa il 45% della produzione è venduta sul mercato provinciale, circa il 35% sul mercato nazionale e circa il 20% destinato all'esportazione.

Nell'ambito del settore vitivinicolo ricordiamo il progetto "Vino Insieme", frutto di un progetto comune voluto da Camera di Commercio, Provincia di Sondrio e Consorzio Vini a cui hanno aderito anche Confcommercio Sondrio, Coldiretti, Terranostra e Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina.

L'obiettivo principe è stato quello di diffondere la cultura del bere valtellinese attraverso un vino rosso di Valtellina Doc in particolare presso bar, ristoranti e agriturismi, che di solito si affidano a vini acquistati fuori provincia. Da luglio 2011 a dicembre 2011 - cioè da quando il progetto si è avviato fino a fine anno - sono state vendute oltre 14.000 bottiglie di cui oltre 8.000 al settore della ristorazione e 6.000 utilizzate in feste, sagre e manifestazioni, per un risultato importante di promozione del territorio.

Sul fronte del settore vitivinicolo, è opportuno ricordare anche che, su iniziativa di Camera di Commercio e Provincia di Sondrio è stato predisposto e approvato un contratto tipo per la cessione delle uve a denominazione di origine. Si tratta di un risultato importante principalmente sotto due profili: da una parte ha avuto il risultato di modernizzare le relazioni commerciali nella filiera portando ad un contratto scritto triennale fra coltivatore e cantina, contratto secondo cui il coltivatore ha garanzia di ritiro delle uve per tre anni, garanzia di prezzo e certezza dei termini di pagamento (entro il 30 aprile); dall'altro lato si è trattato di una proposta attrattiva per le cantine perché si è agito sul fronte dell'innovazione finanziaria, creando un prodotto finanziario con la collaborazione delle due banche locali. Si è creata così una misura finanziaria a favore delle cantine, con condizioni vantaggiose per una misura correlata ai flussi legati alle uve, per prestiti agevolati contratti dalle cantine per l'acquisto di uve con utilizzo del contratto quadro. I primi risultati permettono di dire che fatto 100 il totale delle uve agevolabili, oltre 40 sono state agevolate.

Pere

Le pere sono sempre una componente marginale dell'economia frutticola valtellinese. Rispetto al 2010 la produzione ha superato i 90.000 Euro e ha registrato un aumento dell'1,15%. Come già ricordato in precedenti edizioni della relazione, la produzione delle pere è effettuata quasi del tutto da produttori elvetici e quasi completamente esportata in Svizzera.

Piccoli frutti

Fra i piccoli frutti il mirtillo rappresenta una coltura emergente, e nello stesso tempo prodotto di nicchia, ricercato sia per gli utilizzi nell'industria alimentare, cosmetica e farmaceutica.

In provincia di Sondrio, la coltivazione del mirtillo procede in forma intensiva da quasi dieci anni per merito della Fondazione Fojanini con circa 150.000 piantine, che producono mediamente 3 kg di mirtilli ciascuna. I costi di produzione sono piuttosto alti per una raccolta da eseguire solo manualmente, ma ci potrebbero comunque essere prospettive nel legame con le aziende agrituristiche e utilizzo in loco del mirtillo (in composte marmellate o gelato) e per la vendita diretta.

La figura 8.6 riassume le variazioni 2011/2010 di produzione lorda vendibile per il settore delle produzioni vegetali, che hanno registrato un aumento complessivo del 2,64%.

Figura 8.6 – Produzioni Vegetali 2011/2010 in Euro. Fonte: Nota Congiunturale Agricola 2011 – Camera di Commercio di Sondrio

 

Produzioni animali: latte e formaggi

Le produzioni animali rappresentano la quota maggiore della produzione lorda vendibile, il 62%, (era il 64,16% nel 2010) escluso l'agriturismo. Si conferma la prevalenza del latte bovino che risulta valorizzato anche economicamente dalla trasformazione in prodotti lattiero caseari di pregio grazie alle cooperative, in primis.

Nel quadro degli approfondimenti avviati con esperti del settore attivi sul territorio, all'interno del progetto Alps Benchmarking[8] che vede l'area territoriale di Sondrio confrontarsi con le aree alpine italiane, sulla scorta degli stimoli proposti dallo Statuto Comunitario per la Valtellina, possiamo offrire uno spaccato dell'evoluzione del settore dagli anni '60 ad oggi. C'è stato un lungo percorso di evoluzione e di sviluppo, che ha portato ad un profondo e importante ammodernamento e insieme al mantenimento del radicamento territoriale che permette di affidare al settore la qualifica di manutentore del territorio e di custode delle tradizioni.

Negli anni sessanta il settore si caratterizzava per un numero elevatissimo e diffuso quasi ovunque di piccole stalle (2 – 5 capi da latte) gestite secondo metodi assolutamente tradizionali, alimentazione a fieno, acqua e quasi nulla integratori, diffusione estrema del pascolo e della transumanza sia nelle terre alte degli alpeggi che nei maggenghi.

Il latte prodotto veniva portato nelle latterie, turnarie, sociali e cooperative, diffuse quasi in ogni frazione, in provincia ce ne erano quasi 100, dove veniva lavorato in conto lavorazione. Buona parte della produzione era destinata all'autoconsumo, la parte che veniva messa sul mercato era commercializzata attraverso numerosi mercanti e sensali. Importantissimo era ancora il mercato degli animali da vita, che venivano esibiti e commercializzati attraverso le numerose mostre e fiere zootecniche.

Tale sistema si è evoluto a partire dagli anni settanta, con la nascita e lo sviluppo di aziende di maggiori dimensioni, slegate dal sistema di autoproduzione del necessario per il sostentamento e volte alla produzione di latte/latticini/formaggio per la vendita sul mercato.

Le latterie di paese tendono ad evolvere, anche attraverso fusioni, nasce il Consorzio Latterie Valtellina e Valchiavenna, mentre tra le tante che ancora lavorano si sviluppano la Latteria Sociale di Delebio, la Latteria Sociale di Livigno e la Latteria Sociale di Chiuro. Comincia la raccolta del latte in forma organizzata e alcune aziende di fuori provincia vengono in Valtellina ad acquistare il latte: Carnini S.p.A. e Consorzio Agrario.

Si sviluppa un settore fiorente e diverse aziende agricole compiono evoluzioni importanti, con investimenti tecnici, finanziari e umani considerevoli. Accanto allo sviluppo di questa trama che continua tuttora si assiste al lento declinare delle aziende più piccole e delle latterie più piccole, che lentamente ma inesorabilmente chiudono lasciando spazio a quelle più grandi, finisce l'allevamento da vita e la Valtellina da esportatrice di capi bovini ne diviene importatrice. Diverse disposizioni normative di carattere igienico sanitario relative alle stalle e alle latterie creano altri percorsi selettivi importanti, richiedendo adeguamenti strutturali e funzionali spesso ingenti che portano in numerosi casi alla chiusura delle strutture. Le due tipologie di realtà produttive hanno convissuto per diversi anni e tuttora, pur con numeri estremamente ridotti sono presenti diverse aziende di piccole dimensioni (2-5 capi) e alcune latterie di paese.

Le attuali aziende zootecniche dispongono delle più moderne attrezzature per l'allevamento del bestiame e permettono una gestione improntata a criteri di razionalità, igiene, convenienza e di sviluppo umano importanti.

Questo lento percorso di modernizzazione ha permesso di far evolvere un settore, che oggi si presenta moderno e al passo con le necessità di questo periodo storico e nel contempo di confermarne il legame con il territorio e con la tradizione di cui sono i legittimi eredi[9].

L'obiettivo di approfondimenti specifici sul tema del settore lattiero caseario e di confronti con territori simili è orientato ad identificar punti di forza e debolezza, possibili esperienze di successo e ambiti di collaborazione su cui puntare per iniziative congiunte e/o per supportare l'implementazione di politiche specifiche a riguardo.

Il settore lattiero caseario è stato il primo che i Presidenti delle Camere di Commercio Alpine hanno individuato come tema di analisi e approfondimento per l'incontro successivo a quello di Sondrio del 9 febbraio 2012 e fissato a Trento per il 18 maggio 2012.

Il ruolo della cooperazione ha permesso di valorizzare e remunerare i produttori di latte in tutte le cooperative. Ricordiamo, infatti, che le tre cooperative esistenti in provincia nel 2010 si sono avviate verso la fusione per via ufficiale e dopo una fase di rodaggio un unico organismo cooperativo produrrà latticini e si presenterà sul mercato con vantaggio per tutti i soci. In questo modo, attraverso il valore cooperativo, è stato possibile valorizzare anche il latte Colavev che seguiva sempre le cooperative di Delebio e Chiuro. Sono state fatte anche valutazioni rispetto al costo del latte al litro, ricavato dal conto economico di alcune aziende agricole di montagna e di fondovalle. Dai conti raccolti è risultato che, se si confrontano i prezzi del latte, alcuni imprenditori ricavano reddito mentre altri riducono la remunerazione del loro lavoro per non avere conti in perdita.

La produzione lorda vendibile di origine animale sfiora i 50.000.000,00 di Euro di cui il 71% rappresentato dal latte. La produzione di latte caprino ha registrato un aumento dell'8,33% e per la maggior parte si tratta di latte trasformato in formaggi e quindi con un ulteriore aumento sul valore aggiunto. Nel complesso la produzione lorda vendibile animale ammonta a 49.676.850,00 Euro di cui oltre il 71% rappresentato dal latte bovino, come nel 2010. L'aumento registrato rispetto al 2010 è complessivamente dell'1,1%. La figura seguente permette di apprezzare l'andamento degli ultimi anni, dal 2006 al 2011, con un aumento dal 2007 e una sostanziale stabilità fra 2010 e 2011.

Figura 8. 7- Produzioni animali – Dati 2006/2011 in Euro. Fonte: Congiuntura Agricola 2011 – CCIAA Sondrio

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In provincia di Sondrio il latte bovino è come già rilevato il prodotto principale del settore agricolo: anche nel 2011 rappresenta circa il 44% (una quota leggermente più bassa rispetto al 2010, quando era il 45,59% della produzione lorda vendibile).

Le produzioni del 2010 di Valtellina Casera DOP e di Bitto DOP hanno registrato un aumento di circa il 2% (in linea con la media nazionale), per un totale di 1697 tonnellate prodotte. I due formaggi certificati Valtellinesi non rientrano nelle prime dieci produzioni a livello nazionale, il Valtellina Casera DOP incide per lo 0,39% e il Bitto DOP per lo 0,05%[10]. Se si considera il fatturato alla produzione, sia il Valtellina Casera DOP sia il Bitto DOP hanno registrato nel 2010 un incremento, rispettivamente dell'8% e del 13%. L'unico prodotto che ha vendite all'estero è il Valtellina Casera DOP con circa l'1% della produzione totale.

Dall'analisi relativa all'andamento delle produzioni e marchiature dei formaggi DOP Bitto e Valtellina Casera sui dati 2011 rese disponibili dal Consorzio Tutela Casera e Bitto emerge quanto segue:

- per quanto riguarda il Valtellina Casera, sono state marchiate a fuoco 166.123 forme, il 14,65% circa in meno rispetto al dato 2010: ciò è dovuto alla diminuzione della produzione della DOP (infatti, prendendo come riferimento anche il dato produttivo relativo allo stesso anno, si ha una riduzione pari al 12,72%), che è da imputare sostanzialmente alla diminuzione della produzione da parte delle 3 maggiori cooperative presenti sul territorio al fine di mantenere ad un adeguato livello il prezzo di vendita del prodotto di punta del comparto lattiero caseario provinciale in un periodo di crisi generale del mercato;

- relativamente al Bitto, le forme marchiate a fuoco e immesse sul mercato come DOP sono in calo rispetto all'anno precedente del 13,41%, calo da imputare sostanzialmente a una minor attività di marchiatura nei mesi da agosto a dicembre 2011. Ogni anno l'attività di marchiatura a fuoco delle forme di Bitto prodotte durante l'estate inizia a partire dalla fine di agosto e si protrae per i mesi successivi fino indicativamente al mese di aprile-maggio dell'anno successivo. Nel 2011 l'attività di marchiatura a fuoco nei mesi agosto-dicembre 2011 è stata meno intensa, ridistribuendosi di più sui primi mesi del 2012: sostanzialmente nei magazzini di stagionatura a fine 2011 c'erano più forme da marchiare rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Ciò ha riscontro nel dato produttivo: le forme prodotte nella stagione estiva 2011 (giugno-settembre) sono pressoché pari alle forme prodotte nella stagione estiva 2010, con un lieve calo del 2% circa[11].

Figura 8.8 – Formaggio Valtellina Casera. Fonte Consorzio Tutela Casera e Bitto

 

Il comparto dei formaggi tipici della Valtellina comprende le due denominazioni geografiche di Valtellina Casera e Bitto a cui si aggiunge lo scimudin che ha recentemente ottenuto il marchio collettivo geografico, insieme al latte fresco, ai pizzoccheri e anche alla pietra ollare, rafforzando quindi la compagine di prodotti tipici della provincia di Sondrio.

Bresaola della Valtellina

Come noto, la bresaola rappresenta uno dei principali prodotti tipici della Valtellina che ha ottenuto il marchio IGP nel 1998. Il consorzio di tutela del nome della "Bresaola della Valtellina", costituito nel 1998 raccoglie le principali aziende produttrici.

La produzione di Bresaola della Valtellina IGP nel 2010 ha superato il livello raggiunto nel 2007. E' stato possibile siglare nuovi accordi per la fornitura di materie prime. Si era registrato un calo nel 2008 per la maggior parte ascrivibile alla nuova normativa europea che prevede la necessità di utilizzare materia prima completamente tracciabile, sistema poco adottato nel Sud America. Di conseguenza, le aziende valtellinesi hanno modificato la propria rete di fornitori rivolgendosi anche allevatori nell'Unione Europea (si stima che oggi il 50% delle materie prime è di origine europea).

Se si considera il fatturato al consumo nei prodotti a base di carne, il valore complessivo nel 2010 è pari a 3,02 miliardi di Euro registrando un calo del 6,7% rispetto all'anno precedente. La Bresaola della Valtellina IGP registra una tendenza inversa con un aumento del 6,3% del fatturato alla produzione e dello 0,8% del fatturato al consumo e si colloca al terzo posto a livello nazionale (dati Qualitivita ISMEA). Per fatturato alla produzione rappresenta il 10% del comparto (quarto posto a livello nazionale), per fatturato al consumo il 12,3% del comparto (terzo posto a livello nazionale).

La produzione di breasola IGP, riferita alle 15 aziende consorziate, nell'anno 2011, ammonta a circa 12.247 tonnellate di prodotto certificato (+1,34% rispetto al 2010); si è registrato un significativo incremento rispetto alla produzione riferita all'anno precedente. E' in continua crescita il preaffettato confezionato in atmosfera protettiva, che rappresenta il 34,39% del totale (era il 28,42% nel 2009 e il 32,49% nel 2010). Il taglio più utilizzato è la punta d'anca (93%). Complessivamente i soci hanno avviato all'IGP 29.983 tonnellate di materia prima, registrando un incremento del 2,99% rispetto al 2010. Il taglio punta d'anca risulta quello maggiormente utilizzato (93%) a seguire rispettivamente sottofesa e magatello[12].

Apicoltura e miele

Il comparto apistico in Valtellina resta importante anche se nel 2011 la produzione è stata di circa 1.210 quintali di miele, pari a 871.200 Euro di produzione lorda vendibile con una riduzione del 36% rispetto al 2010, che era stato considerato dagli addetti ai lavori negativo. Il 2011 ha portato risultati per il comparto apistico ancora peggiori.

Sono crollate infatti le deposizioni di miele (perdita stimata pari al 38% circa rispetto all'anno 2010); gli esperti affermano che negli anni a causa del cambiamento climatico, dei parassiti e delle malattie delle piante, si potrebbe andare verso un'estinzione della specie in tempi molto rapidi. I produttori locali risentono anche delle importazioni di miele da Argentina, Ungheria e Cina. Possiamo rilevare anche un'attenzione da parte regionale con un bando apertosi ad inizio 2012 e rivolto agli apicoltori, con dotazione di 900.000 Euro per l'ammodernamento dei laboratori di smielatura e un riparto specifico di risorse per l'apicoltura.

Pizzoccheri

I pizzoccheri sono un altro dei prodotti tipici di Valtellina. Ricordiamo che nel 2002 è stato istituito il Comitato per la Valorizzazione del Pizzocchero, nato allo scopo di ottenere l'IGP assistendo le imprese nelle procedure di tracciabilità e certificazioni richieste. Nel 2003 è stata avanzata richiesta di riconoscimento per l'IGP al ministero delle politiche agricole e Forestali dove si identifica la Valtellina come patria dei Pizzoccheri. Vi sono stati scontri con altri pastai e l'oggetto del contendere è quale deve essere il territorio in cui possono essere prodotti i Pizzoccheri, se solo nella provincia di Sondrio o anche nella bergamasca e lungo il corso dell'Adda.

Il comparto produttivo legato ai Pizzoccheri della Valtellina conta attualmente 6 realtà importanti, dislocate in tutta la provincia di Sondrio che realizzano circa il 90% del prodotto. La quota restante di produzione dei Pizzoccheri della Valtellina è rappresentata per lo più dal prodotto fresco utilizzato all'interno della ristorazione tipica della zona. La produzione legata alle aziende censite, può essere stimata in circa 1.600.000 - 1.700.000 kg/anno, e pari ad un valore economico di circa 1.700.000 Euro. Con la produzione legata alla ristorazione si arriva a circa 1.860.000 Euro[13]. Significative attività di commercializzazione all'estero si sono registrate negli USA, in Germania, in Austria, Svizzera e anche da Dubai verso l'Australia. Ciò è stato possibile grazie all'attività svolta in collaborazione con la Camera di Commercio per mezzo del Club degli Esportatori e al Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina

Recentemente anche i pizzoccheri, come anticipato sopra, hanno ottenuto il significativo riconoscimento di marchio collettivo geografico.

Agriturismo

Le aziende agrituristiche di Valtellina e Valchiavenna sono state ancora duramente colpite dalla crisi economica finanziaria e nel 2011 alla crisi si è accompagnato il meteo poco favorevole del mese di luglio per molte strutture. Molte aziende hanno registrato perdite anche del 25-30%, meno in Valchiavenna. In media è stata stimata una flessione a livello provinciale del giro d'affari pari al 15% circa: si è passati dai 10 milioni del 2008 ai 6 milioni del 2012 (nel 2011 era stato di 7 milioni circa).

Sono stati pochi gli agriturismi non toccati dalla crisi, quelli più conosciuti, con attività consolidata e che hanno ancora saputo reinventarsi offrendo ulteriori servizi a turisti e vacanzieri, proponendo attività culturali, ricreative e anche sociali.

Costi di produzione

I capitoli 2 e 4 hanno permesso di evidenziare la situazione legata all'andamento economico complessivo. Soprattutto nella prima parte dell'anno i costi dell'energia e delle materie prime - in particolare cereali e oleaginose - sono lievitati e hanno fatto da traino per un aumento dei costi di produzione. I prodotti energetici sono complessivamente aumentati del 17% circa, con aumento di tre accise, seguiti dalla benzina (+15%), dai lubrificanti (+11,18%) per chiudere con l'energia elettrica (+10,35%). Di conseguenza i costi dei trasporti sono lievitati, costi che già incidono molto per la posizione geografica lontana dalle aree centrali e per una situazione infrastrutturale che segna ancora importanti aree di miglioramento[14] nonostante l'impegno di istituzioni ed operatori. Complessivamente i costi di produzione per il settore agricolo provinciale sono aumentati del 3,8%.

Valore aggiunto

Il valore aggiunto registra un dato di 43.911.885 Euro con una riduzione dello 0,27% rispetto all'anno 2010. Il valore aggiunto ha un dato leggermente compresso ma comunque positivo considerando anche l'aumento dei costi di produzione; è determinato soprattutto dal settore lattiero caseario che, grazie in particolare alla cooperazione, permette di valorizzare i prodotti derivati dal latte: è stato stimato, nel quadro della Nota Congiunturale Agricola 2011, che il divario di prezzo pagato dalle latterie cooperative valtellinesi e quello corrisposto dall'industria abbia un differenziale intorno al 25%.

Ricordiamo, infine, che il valore aggiunto è al lordo delle spese per la remunerazione del lavoro fornito in azienda, quindi del costo del lavoro e oneri finanziari, dei canoni di affitto di terreni ed alpeggi, delle quote di ammortamento di fabbricati e macchine, delle varie spese che le aziende devono sostenere.

Credito agrario

Dopo la drastica riduzione dei tassi di interesse verificatasi lo scorso anno, nel 2010 c'è stata stabilità. La flessione dei tassi di mercato (Euribor) sta allargando la forbice con i tassi medi effettivamente applicati alle imprese dato che permangono le tensioni sulla rischiosità dei crediti; di conseguenza, gli imprenditori agricoli, si sono impegnati in significativi investimenti in strutture produttive utilizzando le possibilità finanziarie agevolative previste dal Piano di Sviluppo Rurale (2007-2013).

Nell'anno il costo del denaro è aumentato in modo significativo mentre nel 2010 i valori erano rimasti sotto le medie storiche al punto che gli imprenditori agricoli si erano impegnati in investimenti anche grazie alle agevolazioni previste dal Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013.

Nel 2010 sono andati via via allargandosi i differenziali applicati dalle banche nella concessione dei prestiti e alla fine dell'annata agraria 2011 questi hanno raggiunto livelli notevoli: i mutui a tasso variabile sono stati concessi ad un saggio di interesse oscillante fra 5,50-6,00%, con contrazione della raccolta per le banche e conseguenti crisi di liquidità per aziende e famiglie.

 

Riferimenti nello Statuto Comunitario e confronti con le province alpine

Lo Statuto Comunitario evidenzia all'articolo 7 lo stretto legame esistente fra i prodotti agricoli e della trasformazione alimentare con il turismo, legame da potenziare e rafforzare per la costruzione di un'area integrata di qualità. La tradizione agroalimentare della provincia di Sondrio rappresenta infatti elemento fondante dell'identità con la molteplicità di prodotti tipici di cui rafforzare la presenza sul territorio - attraverso un più forte richiamo turistico - sia al di fuori, innovando e potenziando la presenza sui mercati esteri, per far conoscere prodotti e potenzialità, da sviluppare anche grazie al contributo di enti e operatori.

Nel quadro delle attività congiunte sul fronte del benchmarking che sono state recentemente avviate con le Camere di Commercio alpine, il settore agroalimentare è stato uno dei primi che i Presidenti delle diverse Camere di Commercio hanno scelto come tema di confronto ed approfondimento per lo scambio di esperienze e l'individuazione di ambiti di collaborazione possibili. Più nello specifico, il tema scelto oggetto dell'incontro del maggio 2012 a Trento è quello relativo a latte e derivati, per valutarne caratteristiche, strutture di produzione, mercati, commercializzazione, distribuzione, punti di forza e punti di debolezza, proprio nello spirito del progetto che vuole favorire il mutuo scambio di esperienze e lo sviluppo di progetti comuni. Mentre i risultati di tali lavori saranno presentati nei successivi aggiornamenti della presente relazione, è possibile ora, nel quadro dei risultati e dei confronti portati avanti dal Distretto Agroalimentare attraverso il supporto di Agri 2000 osservare alcuni dati di confronto recentemente raccolti per un'analisi di competitività specifica per il settore delle mele, effettuata dopo quella che era stata effettuata per confrontare le performance delle produzioni tipiche della Valtellina con quelle prodotte in territori simili alla Valtellina.

In particolare, riguardo alle mele, il confronto con alcune cooperative del Trentino Alto Adige, localizzate nelle province di Trento e Bolzano è stato effettuato per dimostrare il potenziale vantaggio derivante dalla fusione delle cooperative valtellinesi con la creazione di una struttura unica. Una vera e propria aggregazione rappresenterebbe infatti il passaggio successivo di un percorso già avviato negli ultimi anni e che ha già portato alla commercializzazione in capo al marchio Melavì. Dal confronto qualitativo con le cooperative trentine e alto atesine è emersa la conferma che una maggiore dimensione produttiva può aiutare a migliorare la competitività. Altri confronti di carattere comparativo sono stati condotti fra mela Melavì e le mele della Val di Non (Trentino) DOP Melinda e dell'Alto Adige IGP della VAl Venosta (Alto Adige). Sono stati effettuati confronti su parametri chimico fisici e sensoriali (ad esempio sapore, croccantezza, consistenza, farinosità) effettuando valutazioni di gradimento sulle diverse tipologie di mele per un consumer test specifico, collegato anche a conoscenza del marchio e ottenendo risultati interessanti e spazi di mercato da rafforzare per le mele di Valtellina.

Per un confronto più quantitativo, se compariamo l'andamento del peso dell'agricoltura sul totale nel tempo, anche se calcolato a prezzi correnti e non a prezzi costanti, possiamo rilevare che dal 2008 al 2010 il peso dell'agricoltura è rimasto costante a Trento e Sondrio, mentre ha subito una riduzione della quota ad essa relativa a Bolzano e Aosta e anche a Belluno e Verbania. Bolzano mantiene comunque una forte presenza del settore agricolo, seguita da Trento. Sondrio è in una posizione intermedia. Belluno e Verbania confermano una vocazione più industriale, manifatturiera e turistica rispetto a quella agricola.

Figura 8.a Valore aggiunto a prezzi correnti per l'agricoltura. % sul totale. Anni - 2010 -2008. Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

 

 

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NOTE

  • [1] Cfr. il report su prodotti DOP e IGP della Valtellina Anno 2010 - come rielaborazione del rapporto Qualitivita -ISMEA 2011

    [2] Dati ISMEA

    [3] Dati Qualitivita - ISMEA - Distretto Agroalimentare

    [4] Nel paragrafo e nell'intero capitolo vari riferimenti a Nota Congiunturale Agricola 2011 - Camera di Commercio di Sondrio

    [5] Studio Agri 2000 per Distretto Agroalimentare di Qualità "PIANO STRATEGICO MELE DI VALTELLINA - Linee strategiche e operative per la competitività della melicoltura di Valtellina"; marzo 2012

    [6] Ibidem

    [7] Cfr. Report Qualitivita ISMEA -Distretto Agroalimentare.

    [8] Per approfondimenti cfr. capitolo 1 e capitolo 15

    [9] Nota A.Tartarini - per gruppo di lavoro latterio caseario - Progetto Alps Benchmarking

    [10] Cfr. Report Qualitivita ISMEA-Distretto Agroalimentare di Qualità

    [11] Dati e prospetto Consorzio Tutela Casera e Bitto

    [12] Dati Consorzio per la Tutela del nome Bresaola della Valtellina

    [13] Distretto agroalimentare

    [14] Cfr. capitolo 5